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Hamer, la morte di una giovane e cosa si può fare per impedire altre vittime

L’altro giorno scrivevo della tragica morte di Eleonora Bottaro e della reazione collettiva alla condanna dei genitori.

Su Query, la rivista del CICAP, ho provato ad elaborare meglio il mio pensiero, con un background su come il padre sia arrivato a credere alla Nuova Medicina Germanica, mentre continuo a cercare sostegno perché chi può agire faccia in modo che queste storie non si ripetano più. Ed è una responsabilità che tocca tutti noi.

Condannati i coniugi Bottaro

Leggo molti commenti in seguito alla condanna dei genitori di Eleonora Bottaro, la ragazzina morta per una leucemia (con altissime probabilità di cura con la medicina scientifica) che ha seguito invece le teorie di Hamer, della quale parlo estesamente in #DossierHamer.

Ricordo che si tratta di una sentenza di secondo grado che ribalta la prima, e che le motivazioni non sono state depositate. Personalmente, credo che sia meglio aspettare per avere più elementi a disposizione, prima di cadere nella solita trappola della polarizzazione e della forte emotività.

Una sola cosa vorrei dire ora, però. Il padre di Eleonora è stato uno dei riferimenti hameriani in Italia: sono ANNI che scrivo della pericolosità di queste teorie; sono ANNI che faccio nomi e cognomi di “terapeuti” e medici (tuttora regolarmente iscritti ai loro Ordini) che hanno sostenuto e sostengono queste teorie, alla luce del sole; sono ANNI che denuncio tutto alle autorità competenti, che nella stragrande maggioranza dei casi mi vedono come un fastidio al loro quieto vivere.

E allora a cosa serve piangere un giorno per vomitare insulti su due genitori che hanno perso entrambi i figli? Non sarebbe meglio indirizzare questa rabbia verso chi potrebbe fare qualcosa per fermare questo strazio e invece non fa nulla?

Qui un post chiarissimo in tal senso del signor Bottaro, dopo il mio intervento a “MiManda Raitre” del maggio 2011.

Rifiuta le cure per seguire la Nuova Medicina Germanica

Dall’ospedale Gervasutta di Udine confermano: la psicoterapeuta Marta Roncaglia è morta per un cancro al seno «dopo aver rifiutato tutte le cure che le abbiamo proposto, perché ha intrapreso questo percorso terapeutico alternativo, [ovvero la “Nuova Medicina Germanica”]. E ci ha sperato, con suo marito, fino alla fine».

Niente chirurgia, niente radioterapia, niente chemioterapia, niente ricovero ospedaliero nelle fasi precedenti a quella terminale, sottolinea la giornalista Giulia Busetto. Per due lunghissimi anni, Marta ha seguito questo «percorso familiare condiviso: sia lei che il marito erano assolutamente consapevoli e convinti di poter guarire da questa malattia fino all’ultimo», spiegano dall’azienda ospedaliera.

Non sono noti i dettagli della malattia di Marta, se non che il suo tumore al seno le era stato diagnosticato due anni fa. Non sappiamo se sarebbe sicuramente guarita, come pure guariscono tante altre donne nella sua condizione, ma sappiamo che lascia due bambini di 3 e 5 anni dopo essersi lasciata crescere un tumore in corpo come tante altre vittime delle teorie di Hamer prima di lei. Come Marina ha lasciato una bambina, pur di non curarsi quel maledetto neo. Ma se per Marina c’è stata giustizia grazie alla perseveranza e alla dignità del fratello, in questo caso difficilmente sapremo i nomi di chi aveva convinto Marta e suo marito di poter guarire da un tumore soltanto risolvendo i propri “conflitti”.

La giornalista Giulia Busetto chiede alla direzione sanitaria del Gervasutta ‘ma è stato un medico a prescriverle il metodo (sic) Hamer?’, e loro rispondono: «Sì, si è rivolta a qualcuno ma non abbiamo chiesto altro, non possiamo interferire con le scelte del paziente per quanto discutibili». Può essere stata spinta o circuita da questo medico, chiede ancora la giornalista? «Crediamo di no. La scelta era consapevole. Lei ha creduto di guarire fino alla fine, così come il marito».

È giusto rispettare le scelte dei pazienti, ma se la direzione sanitaria dell’ospedale sapeva che un medico l’ha seguita in questo percorso ‘hameriano’ (come fece Danilo Toneguzzi con Manuela Trevisan), perché non segnalare la cosa all’Ordine? Perché l’Ordine continua a fare spallucce su queste morti, salvo costituirsi parte civile nel processo alla Durando? Capisco che siamo in un territorio difficile (Toneguzzi fu assolto poi da ogni accusa in sede legale), ma che senso ha indignarsi ciclicamente ad ogni morte quando sappiamo benissimo che ci sono medici ‘hameriani’ che operano alla luce del sole?

“Medico indifferente alla vita della paziente”

Sono state appena pubblicate le motivazioni della sentenza di appello che ha condannato il medico Germana Durando ad una pena di 3 anni e 10 mesi, aumentata rispetto ai 2 anni e mezzo del primo grado.

La Durando, da medico e con “la piena consapevolezza che la grave patologia avrebbe condotto alla morte”, per nove anni ha lasciato crescere il tumore di Marina somministrandole solo ‘cure’ omeopatiche e “una terapia ricavata dalla cosiddetta nuova medicina germanica di Hamer”. E questo nonostante “l’evidente e sempre più rilevante aggravamento delle condizioni di salute della paziente: dimostrandosi indifferente, oltreché alla vita, alle gravi sofferenze fisiche e psicologiche e al profondo stato di prostrazione in cui si trovava quest’ultima durante la malattia”.

Lo scrivono i giudici della terza sezione penale della Corte d’Appello di Torino, che sottolineano come la Durando abbia abbandonato Marina poco prima che morisse, proprio “quando la vicinanza umana ed affettiva dell’unico medico” che la seguiva “sarebbe stata di sicuro conforto, quanto meno sotto un profilo psicologico”.

Un copione che si ripete tristemente uguale in tutte le storie che ho raccontato nel mio libro.

Fate qualcosa. Fate presto

Oggi piangete ricordando la morte di Eleonora Bottaro. Eppure anni prima che lei morisse avevo segnalato all’Ordine dei medici della Campania Pasquale Aiese, medico ‘hameriano’ che allora faceva parte dell’associazione ALBA.

Il medico scriveva che in passato aveva “riportato un caso analogo [a quello di Manuela Trevisan, un linfoma, NdR], di una donna oggi in ottime condizioni di salute, sopravvissuta senza alcun intervento oncologico, o per meglio dire, sopravvissuta stando alla larga dello stesso trattamento oncologico.

“Aiese definisce me “giornalista prezzolato” e Franco Mandelli, uno degli ematologi più importanti del mondo, “un professorone (?) abbronzato”, vantandosi di avere come socio onorario “Luca Moro, figlio dell’On. Maria Fida (anch’essa amica delle LEGGI BIOLOGICHE E SOCIA ONORARIA) e nipote del grande Presidente Aldo Moro”.

Il medico poi continuava con affermazioni perentorie come “I farmaci possono alleviare un dolore (se ben prescritti) ma non curano le malattie, i farmaci sono sempre tutti in Fase di Sperimentazione”.

Con l’Ordine dei medici della Campania Aiese ha “conversato” e si è “confrontato”, ma non risulta che alcun provvedimento sia stato preso.

E allora vi chiedo: che senso ha piangere la morte di una ragazzina di 17 anni che si sarebbe potuta salvare con i protocolli scientifici, se ad oggi l’Ordine dei Medici non fa nulla per impedire che si diffonda il substrato di paura su cui fiorisce la Nuova Medicina Germanica da parte dei suoi iscritti?

Qui il link alla versione del 2017: http://archive.fo/zTAen

Processo confermato per i coniugi Bottaro

La Cassazione ha confermato il giudizio della Corte di appello: il processo ai genitori di Eleonora Bottaro si farà.

Il processo non cambia di una virgola una storia dolorosissima ed una morte molto probabilmente evitabile. Purtroppo non è una questione (solo) legale, ma di come sia tuttora possibile che si lasci crescere questo substrato socio-culturale dove queste teorie trovano terreno fertile.

Facile dare giudizi con l’accetta, molto più difficile intervenire sociologicamente e culturalmente a monte.

Formazione Professionale 5LB

Una “Università” che è una associazione privata, senza alcun valore accademico; un “registro” privato che ha ancora meno valore; “tesi” con relatori che non hanno nemmeno il diploma.

Il problema non è questa pagliacciata (a pagamento). Il problema è se questi “operatori” si metteranno a dare consigli medici in virtù del loro “percorso di studi”.

Come scrivo ormai da oltre dieci anni, da giornalista il mio compito non è convincere né giudicare, ma informare. Se queste persone continuano ad operare indisturbate, fino alla prossima vittima, qualcun altro dovrebbe farsi un esame di coscienza.

Germana Durando condannata in secondo grado

Pena inasprita in appello per Germana Durando, la dottoressa seguace di Hamer a cui si era affidata Marina (come racconto nel mio libro).

Resta da capire se, qualora la pena fosse confermata in Cassazione, la Durando andrà effettivamente in carcere (solitamente il limite è tre anni, che in questo caso è stato superato, ma come sempre le cose non sono così semplici).

I giudici hanno anche disposto l’interdizione dai pubblici uffici per cinque anni e dalla professione medica per la durata della condanna, ma bisogna vedere se l’Ordine dei medici riterrà opportuno aprire un procedimento disciplinare (come mi auguro che faccia) che potrebbe portare alla radiazione definitiva.

Nel frattempo, segnalo il capitolo sulla Nuova Medicina Germanica nell’ultimo libro di Roberto Burioni, “Balle Mortali”, che attinge a piene mani dal mio libro (citato nei riferimenti bibliografici). Un buon modo per continuare a diffondere la pericolosità di queste teorie, ma ancora molto resta da fare.

“L’unico modo per salvarsi in un’èra di conflitti è la complessità”

“Ottimista, ma almeno punta in una direzione sensata”, scrive Massimo Sandal (h/t).

Lo vedo anche sulla mia pagina Facebook, dove ho dovuto bannare sia “pro-Hamer” che “anti-Hamer” per i toni da baretto di periferia. Ad entrambe le ‘tribù’ le argomentazioni dell’altro appaiono incredibilmente stupide, e questo spinge molti ad attacchi personali e a sarcasmi fomentati dal voler soddisfare la propria audience.

In tutto questo, noi giornalisti reagiamo semplificando (basta guardare gli articoli che scrivono del “metodo Hamer” che sarebbe basato su “conflitti psicologici”) e ci stupiamo di come un articolo ben ragionato non sortisca effetto. Eppure gli studi di Walter Quattrociocchi sono noti da anni, ormai.

Come uscire da questa impasse? La giornalista Amanda Ripley offre ottimi spunti (in inglese, qui) ma, appunto, la situazione è complessa e di non facile soluzione.

Dal canto mio, come ho scritto ormai milioni di volte rispondendo ai commenti più disparati e alle calunnie più fantasiose, la mia personalissima risposta è l’empatia. Che non significa gentilezza sempre e a tutti i costi (i ban lo dimostrano), che risulterebbe falsa: ma cercare di capire perché quella persona sia convinta di una cosa tanto assurda, tanto pericolosa, tanto dolorosa.

Scopriremo che dietro c’è un intero universo fatto (per fortuna) non di sola razionalità, di valori e desideri che spesso sono anche i nostri (voglia di lottare contro le ingiustizie, far parte di una società più equa, curare tutti da tutto), e di fronte a problemi complessi come quello di una malattia ognuno risponde in base a questa “rete” che si è creato.

Questo non significa che chiunque possa venire qui e sostenere falsità pericolose per la salute pubblica, ovviamente. Ma nemmeno urlare, prendere in giro, dare degli “asini” a persone che non hanno studiato -ma hanno paura come e più di quelli che l’hanno fatto- serve a nulla: di nuovo, sono gli studi a dimostrarlo.

E allora, nel nostro piccolo, cerchiamo di capire, ragionare, rendere ricco il nostro discorso con fatti, documenti ma anche empatia. Altrimenti ci saremo sfogati su questi tasti, riceveremo una pacca virtuale sulle spalle dalla nostra tribù, ma avremo reso il mondo un posto ancora più irrazionale e confuso. E non è per questo che ho iniziato a fare giornalismo, tanti anni fa.

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