Dossier Hamer sul ‘Corriere’ e ‘Fatti e Misfatti’

Si è conclusa la prima settimana dal lancio del mio libro “Dossier Hamer”, ed è già tempo di bilanci.

Sul “Corriere della Sera” di martedì 28 marzo, nella sezione ‘Cultura’, il professor Giuseppe Remuzzi – coordinatore delle attività di ricerca all’Istituto Mario Negri di Bergamo, ed uno dei più importanti ricercatori in campo medico del mondo – ha scritto una bellissima recensione, definendo il mio libro

avvincente come un giallo — e drammatico purtroppo — ma documentato in ogni dettaglio.

Sono davvero contento che un uomo di cultura letteraria e scientifica come il professor Remuzzi sia riuscito a cogliere quello che è sempre stato, sin dall’inizio, il mio obiettivo: raccontare in modo appassionato ma sempre estremamente documentato la storia di chi ha creduto allo “spacciatore di falsi prodigi” e ai suoi seguaci.

L’articolo ha poi solleticato l’attenzione di Paolo Liguori, direttore di TGCOM24 (Mediaset), che mi ha intervistato nella puntata di giovedì 30 marzo dal titolo “I falsari della speranza“. Nel poco tempo a disposizione ho cercato di sottolineare soprattutto i risvolti mediatici della Nuova Medicina Germanica – del ruolo che noi, come giornalisti, abbiamo avuto nel permettere che teorie pseudoscientifiche come queste si diffondessero così tanto.

Sono rimasto piacevolmente sorpreso dalla parziale ammissione di responsabilità del direttore Liguori per il ruolo centrale che “Le Iene” hanno avuto nella creazione del caso “Stamina” di Davide Vannoni. Una responsabilità certamente in parte condivisa con altri giornalisti che hanno cercato di sfruttare il pietismo di questa tragica storia, ma che ha avuto origine ed enorme diffusione principalmente nel programma di Mediaset.

Una storia che dimostra come sia difficile parlare di scienza in Italia, anche se non mancano – come ho sottolineato – giornalisti estremamente capaci come quelli del gruppo “Science Writers in Italy – SWIM“, che si sono prodigati per un’informazione corretta e per lo più hanno solo ricevuto insulti dai ‘fan’ di Vannoni e di altri truffatori simili.

Per questo spero che “Dossier Hamer” possa essere d’aiuto per riaprire con forza un dibattito in Italia sul modo di comunicare la scienza, sui suoi limiti ma anche sulle sue grandi conquiste e potenzialità. Perché è facile, troppo facile ‘acchiappare un click’ mettendo il microfono sotto al naso di una mamma disperata o di Eleonora Brigliadori; molto più difficile, ma compito primario di ogni giornalista, è scavare a fondo nei fatti e basarsi solo su documenti verificati e verificabili.

Ilario: Ilario D’Amato è giornalista professionista e digital manager per Royal Star & Garter, una fondazione benefica che si prende cura di veterani disabili o affetti da demenza. In passato è stato multimedia editor per The Climate Group, un’organizzazione internazionale senza scopo di lucro che si occupa di cambiamento climatico. Laureatosi in scienze della comunicazione all’università di Salerno nel 2011, ha conseguito con merito un master in giornalismo internazionale alla City, University of London nel 2013 ed un master in comunicazione per lo sviluppo all’università di Malmö nel 2017. Vive a Londra, dove ha ottenuto stage presso il Bureau of Investigative Journalism e il «Sunday Times».

Leggi commenti (2)

  • Hamer ha dato un notevole contributo alla comprensione dell'eziologia del cancro, non della cura.

    • Peccato che però né lui né i suoi seguaci abbiano mai dimostrato scientificamente tale eziologia. Troppo comodo fare pseudofilosofia sulla pelle delle persone. Tra l'altro, sei male informato: la 'cura', intesa come terapia, esiste eccome nella Nuova Medicina Germanica: http://archive.is/pe5tG

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