Rifiuta le cure per seguire la Nuova Medicina Germanica

Dall’ospedale Gervasutta di Udine confermano: la psicoterapeuta Marta Roncaglia è morta per un cancro al seno «dopo aver rifiutato tutte le cure che le abbiamo proposto, perché ha intrapreso questo percorso terapeutico alternativo, [ovvero la “Nuova Medicina Germanica”]. E ci ha sperato, con suo marito, fino alla fine».

Niente chirurgia, niente radioterapia, niente chemioterapia, niente ricovero ospedaliero nelle fasi precedenti a quella terminale, sottolinea la giornalista Giulia Busetto. Per due lunghissimi anni, Marta ha seguito questo «percorso familiare condiviso: sia lei che il marito erano assolutamente consapevoli e convinti di poter guarire da questa malattia fino all’ultimo», spiegano dall’azienda ospedaliera.

Non sono noti i dettagli della malattia di Marta, se non che il suo tumore al seno le era stato diagnosticato due anni fa. Non sappiamo se sarebbe sicuramente guarita, come pure guariscono tante altre donne nella sua condizione, ma sappiamo che lascia due bambini di 3 e 5 anni dopo essersi lasciata crescere un tumore in corpo come tante altre vittime delle teorie di Hamer prima di lei. Come Marina ha lasciato una bambina, pur di non curarsi quel maledetto neo. Ma se per Marina c’è stata giustizia grazie alla perseveranza e alla dignità del fratello, in questo caso difficilmente sapremo i nomi di chi aveva convinto Marta e suo marito di poter guarire da un tumore soltanto risolvendo i propri “conflitti”.

La giornalista Giulia Busetto chiede alla direzione sanitaria del Gervasutta ‘ma è stato un medico a prescriverle il metodo (sic) Hamer?’, e loro rispondono: «Sì, si è rivolta a qualcuno ma non abbiamo chiesto altro, non possiamo interferire con le scelte del paziente per quanto discutibili». Può essere stata spinta o circuita da questo medico, chiede ancora la giornalista? «Crediamo di no. La scelta era consapevole. Lei ha creduto di guarire fino alla fine, così come il marito».

È giusto rispettare le scelte dei pazienti, ma se la direzione sanitaria dell’ospedale sapeva che un medico l’ha seguita in questo percorso ‘hameriano’ (come fece Danilo Toneguzzi con Manuela Trevisan), perché non segnalare la cosa all’Ordine? Perché l’Ordine continua a fare spallucce su queste morti, salvo costituirsi parte civile nel processo alla Durando? Capisco che siamo in un territorio difficile (Toneguzzi fu assolto poi da ogni accusa in sede legale), ma che senso ha indignarsi ciclicamente ad ogni morte quando sappiamo benissimo che ci sono medici ‘hameriani’ che operano alla luce del sole?

Ilario: Ilario D’Amato è giornalista professionista e digital manager per Royal Star & Garter, una fondazione benefica che si prende cura di veterani disabili o affetti da demenza. In passato è stato multimedia editor per The Climate Group, un’organizzazione internazionale senza scopo di lucro che si occupa di cambiamento climatico. Laureatosi in scienze della comunicazione all’università di Salerno nel 2011, ha conseguito con merito un master in giornalismo internazionale alla City, University of London nel 2013 ed un master in comunicazione per lo sviluppo all’università di Malmö nel 2017. Vive a Londra, dove ha ottenuto stage presso il Bureau of Investigative Journalism e il «Sunday Times».
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